sabato 20 novembre 2010

sabato italiano 20 novembre 2010

Mi chiedi che cosa voglio da te e mi chiedo che cosa voglio io, da cosa voglio fare con te, come voglio fare con te, dove stiamo andando, dove stai andando e mi preoccupo che tu non ti attacchi troppo a me che non ti stacchi troppo.
Cerco di vincere la mia naturale propensione a farmi troppe domande aumentando la forza di gravità delle situazioni.
La gravità delle situazioni appunto.
Poi ero qui sul letto e con le finestre aperte con un sacco di giornali e di acqua gasata, come spesso mi capita il sabato quando non sono in viaggio.
Mi arriva un tuo messaggio, una tua mail la leggo e mi racconti tutto quello che stai facendo.
Penso che siamo più o meno evoluti per capire che il nostro rapporto è come noi, precario, veloce, a volte un po' bulimico, musicale, sempre in un luogo diverso e soggetto a riscaldamenti globali ed ere glaciali.
Lo so che lo sai che me ne andrò lontano prima o poi, ma mi piace lo stile con cui indossi questo mantello nero.
Che poi la felicità a volte è un'idea di una semplicità disarmante.
E allora mi appare quello che voglio essere per te.

Io voglio stimolarti la produzione di dopamina.

venerdì 15 ottobre 2010

Diario di uno scrittore che non scrive

Con tutto questo freddo che non ti fa dormire,
che ti fa pensare che devi scappare,
che gli inverni così lunghi gli hanno inventati gli altri,
che hai piedi troppo freddi e queste stanze sembrano di neve a metà settembre,
e mi ipnotizzo a guardarti sul bordo della vasca a passarti il rasoio sulle gambe,
da dietro un vetro blindato, incatenato e mascherato,
su quanto ti ho amato,
e vedrai che vigliacco che sono,
che ogni giorno è quello buono,
che anche questo è ciò che sono.
Il sonno che avevi spesso,
e le mie parole inutili, buttale nel cesso,
come i preservativi usati dopo che sarà successo,
con le mani aliene che ti toccheranno,
avrà avuto un senso anche quest'ultimo anno,
anche sotto i quintali di foglie che cominceranno a cadermi addosso quest'autunno,
magari ci incontreremo al disgelo,
magari ti chinerai su di me come su un fiore raro e strano,
nel centro di Milano.

E ad aprile volevo inchiodare le rondini sul muro di casa nostra
perchè fosse sempre primavera
perchè non arrivasse mai gennaio,
per non lasciarti sola,
per morire bello,
per essere il più veloce in pista,
perché potesse essere sempre una specie di vigilia
e anche se non ci sono più tu non scioglierti le ciglia,
rilegati i capelli come vecchi libri aperti,
non è stata una conquista,
lo è questa ritrovata leggerezza,
e si sentiva cantare quant'è bella giovinezza non vogliamo più invecchiare.

E poi vedrai, tornerà tutto come prima
i pianeti allineati
tornerà quasi tutto in rima
noi non saremo mai alleati
e il nostro amore provinciale
non sarà mai banale
come stare con la faccia fuori dal finestrino del regionale per treviso
che forse era destino
ma le chiavi di casa nostra mi rigano ancora il viso.

E non credo che la prossima volta ti obbligherò ad amarmi
mi porterò nei campi a concentrarmi

e non credo che la prossima volta ti convincerò ad amarmi
che hai mani troppo bianche per toccarmi

e se la prossima volta ti convincerò ad amarmi
tu vendi tutti tuoi anelli e compra delle armi.



giovedì 21 gennaio 2010

oh you've got blue eyes, oh you've got green eyes, grey eyes

Doveva evidentemente andare così,

e comunque va sempre così quando non ho il tempo di farmi la mia sacrosantaspremutad'arancio la mattina,

specialmente poi in questo periodo dell'anno che le arance sono commoventemente buone,

mi è capitato di bere una spremuta appena sveglio e scoppiare a piangere soffocato,

ma credo sia depressione più che ipersensibilità alla felicità da succo d'arancia,

tra l'altro è successo ieri,

ma non mi preoccupa più di tanto,

meglio che ridere bevendo una spremuta acida che fa schifo,

io alla spremuta ci tengo.


Il cellulare precipita dalla mia tasca e senza fare un rumore si infila come un drone nell'intercapedine di luce nera tra l'ascensore e la vita reale

e si frantuma, in un luogo non raggiungibile a noi, non tecnici,

perchè la vita negli ascensori non è vita reale,

si amplificano gli odori, gli imbarazzi, si esasperano tutti i rapporti, gli ascensori ti rubano sempre qualcosa, se ci si fa caso c'è sempre un po' di anima di chi c'è appena uscito, è risaputo chi vive negli ascensori non ha l'anima ed è invisibile, infatti non si è mai visto nessuno vivere in un ascensore, negli ascensori si ascende e si precipita lentamente, sono il luogo che meno mi piace dopo gli autobus, negli ascensori si violentano i perimetri, l'uomo si muove verticalmente, è il mondo post invasione cinese, negli ascensori è una merda.


E poi arrampicarsi con questa cabina del telefono su per i colli sole freddo e New Order ad alto volume

la crisi epilettica sfiorata sul ritornello, davvero per un pelo questa volta,

la fastidiosa sensazione di brivido freddo e malato quando mi capita di passare così vicino ad una crisi,

e la certezza che vorrei che comunque tutte le persone che sono venute a contatto con me

dicessero e pensassero di me proprio il ritornello di Temptation


Oh

i never seen anyone quite like you before

oh

i never met anyone quite like you before

e io non ho mai visto nessuno come te prima d'ora

e io non ho mai conosciuto nessuno come te prima d'ora,


che forse poi in questa canzone un ritornello vero e proprio non c'è

e vorrei entrare in un locale e sentirla ed agitarmi,


e so che pensare questa cosa è una maledizione,

che se vuoi essere speciale per tutti poi finisci pazzo e solo.


La mia professoressa di storia dell'arte, alle superiori, mi diceva che le ricordavo tanto un suo amico

che ora si aggirava tossico e mendìco per i boulevard parigini e al quale lei aveva voluto molto bene,

io ero ovviamente onorato di questa cosa,

oltre che ammaliato dal termine mendìco.


Ma l'ambizione è una maledizione,

ma la diversità è una maledizione,

la bellezza è una maledizione,

il successo è una maledizione,

i soldi sono una maledizione,

gli amici sono una maledizione,

ottenere tutto quello che si vuole è una maledizione,


l'amore è una maledizione


e ci farà tutti a pezzi


ancora


e ancora.