sabato 20 novembre 2010

sabato italiano 20 novembre 2010

Mi chiedi che cosa voglio da te e mi chiedo che cosa voglio io, da cosa voglio fare con te, come voglio fare con te, dove stiamo andando, dove stai andando e mi preoccupo che tu non ti attacchi troppo a me che non ti stacchi troppo.
Cerco di vincere la mia naturale propensione a farmi troppe domande aumentando la forza di gravità delle situazioni.
La gravità delle situazioni appunto.
Poi ero qui sul letto e con le finestre aperte con un sacco di giornali e di acqua gasata, come spesso mi capita il sabato quando non sono in viaggio.
Mi arriva un tuo messaggio, una tua mail la leggo e mi racconti tutto quello che stai facendo.
Penso che siamo più o meno evoluti per capire che il nostro rapporto è come noi, precario, veloce, a volte un po' bulimico, musicale, sempre in un luogo diverso e soggetto a riscaldamenti globali ed ere glaciali.
Lo so che lo sai che me ne andrò lontano prima o poi, ma mi piace lo stile con cui indossi questo mantello nero.
Che poi la felicità a volte è un'idea di una semplicità disarmante.
E allora mi appare quello che voglio essere per te.

Io voglio stimolarti la produzione di dopamina.

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