lunedì 6 aprile 2009

Spàccati di vita

La mattina che hai compiuto trent'anni, kamikaze palestinesi,
si facevano saltare negli autobus del mio cervello.
Tu immersa nella schiuma luminosa che penetrava dalla finestra ti facevi bella per tutte le mete che ci sono fuori da quella porta
quella porta che è una presa in giro,
quella porta che non apriamo mai contemporanamente,
quella porta che io spalanco sempre senza chiedere prima chi è,
quella porta che è quella di casa nostra.

"Giulio Giulio guardami quanti anni mi dai!?"

Sei solo tu che mi chiami Giulio,
una volta mi chiamavano Giulio i carabinieri o la polizia quando mi fermavano per un controllo,
ora che sono più grande mi chiamano per cognome ma il disprezzo è lo stesso,
reciproco quasi sempre tra l'altro;
o mi chiamava Giulio mia madre quando si lamentava di quello che non ero,
ora i carabinieri mi danno del lei,
e mia madre si è convinta a guardare solo quello che sono.

"Giulio Giulio mi lego i capelli dai come sei incazzoso la mattina, dimmi quanti anni mi dai?"

E le jeep piene d'esplosivo contro i checkpoint dei miei nervi

"Giulio Giulio guarda mi vesto d'azzuro, così secondo me siamo su ventisei!"

"amor ma le donne non sono depresse quando compiono trent'anni?"

e i freni inibitori delle jeep cariche d'esplosivo che non funzionano più,
turisti olandesi immobili ai bordi delle strade del mio cervello straziato.

"Amore cazzo dimmi, quanti anni mi dai?"

"L'ergastolo"

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