martedì 23 giugno 2009

Circus

Nella piazza dove vivevo da bambino,
 a Torino, 
arrivava il circo, le prime due settimane d'aprile, 
e per me la primavera incominciava così,
 sulla schiena degli elefanti 
spinta in avanti dai piedi delle equilibriste,
 e la piazza si riempiva di fieno che mi faceva starnutire.
Poi il circo se ne andava, 
ma per giorni rimaneva nell'aria l'odore di stalla,
l'odore di circo, 
chiudevo gli occhi e tutto ritornava ad essere coperto da un tendone
e sapore di pop corn.

Te ne sei andata e da una settimana 
e rimane l'odore di te che si muove per questa casa, 
l'odore di qualcosa che c'è stato,
ma ora si è spostato, 
ora non c'è più;
ma nulla se ne va senza lasciare una traccia 
senza lasciare un odore che mi inchioda alla parete 
e fa diventare vivo davanti agli occhi quello che non c'è.

Quando scendevo la mattina per andare a scuola mi trafiggeva quell'odore 
e quando poi nei giorni lo sentivo affievolirsi,
mi rendevo conto che quella malinconia sarebbe passata, 
e allora diventavo ancora più malinconico, 
poi l'odore passava e me ne dimenticavo fino all'Aprile sucessivo, 
che sembravo uno di quegli aviatori che volano con una vela e un gigantesco ventilatore, 
con la mia cartella azzurra molto 
molto più grande delle mie spalle.

Per me la primavera arrivava così sulle schiene degli elefanti, 
e per giorni un circo fantasma viveva in quella piazza, 
nella piazza sopra la quale facevo colazione con l'ovomaltina.

Per me non so che stagione sia iniziata ora, 
col profumo di un fantasma che si muove per casa, 
ma spero passi presto, 
così da dimenticarmene, 
almeno fino al prossimo Aprile.

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